È cosa risaputa che intorno ai grandi eventi si innescano meccanismi “speculativi”, se così vogliamo chiamare l’indotto di lavoro intellettuale e materiale necessariamente messo in campo per progettarli e portarli a compimento, fermo restante che “speculare” non è rubare, perché sono due cose che, pur richiedendo entrambe sforzo intellettivo, hanno diversa finalità: l’una l’arricchimento economico e culturale proprio della collettività, l’altra l’arricchimento personale ai danni della collettività.
Ma è anche cosa risaputa che se esistono opere che, sfidando il tempo e lo spazio, sfidano anche la nostra immaginazione attraendo curiosità ed interesse, è perché ci sono stati grandi eventi, sempre e comunque. E l’Italia è ricca di queste opere sulle quali ha costruito la sua storia culturale e potrà impostare, se ne è capace, il suo futuro.
Ma è anche cosa risaputa che se esistono opere che, sfidando il tempo e lo spazio, sfidano anche la nostra immaginazione attraendo curiosità ed interesse, è perché ci sono stati grandi eventi, sempre e comunque. E l’Italia è ricca di queste opere sulle quali ha costruito la sua storia culturale e potrà impostare, se ne è capace, il suo futuro.
Roma, Piazza del Popolo con le due Chiese gemelle, Santa Maria di Montesanto e Santa Maria dei Miracoli, la fontana con l'obelisco portato a Roma dall'Egitto da Augusto, collocato una volta nel Circo Massimo.
Dobbiamo rinunciare a farle perché ci sono i rischi di ruberie?
Se è così, questo è un limite dello zelo di quella politica senza “ambizione” che non porta da nessuna parte. Di questo passo i neofiti di questa politica, più che al risanamento, porteranno di sicuro al fallimento sia economico che culturale della nazione, che non avrà neppure più un futuro per le giovani generazioni.
Un limite che non percepiscono per esiguità culturale o che non vogliono percepire per interesse di parte.
Se è così, questo è un limite dello zelo di quella politica senza “ambizione” che non porta da nessuna parte. Di questo passo i neofiti di questa politica, più che al risanamento, porteranno di sicuro al fallimento sia economico che culturale della nazione, che non avrà neppure più un futuro per le giovani generazioni.
Un limite che non percepiscono per esiguità culturale o che non vogliono percepire per interesse di parte.
Roma, il Business Park di Tor di Valle, con il nuovo stadio di Dan Meis e le tre Torri di Daniel Libeskind.
Mi sembra di essere ritornati molto indietro nel tempo, commettendo gli stessi errori di quel tempo, quando l’odio sociale era lo strumento dei meschini per riscattare il proprio fallimento, approfittandone poi per occupare spazi di cui non potevano avere giammai competenze.
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