«A Parigi, il vandalismo fiorisce e prospera sotto i nostri occhi». Questo Victor Hugo avrebbe scritto se fosse stato presente a questa ennesima tragedia dei nostri tempi, annunciata già da tanti più piccoli, ma assimilabili, episodi che si sono verificati a Parigi negli ultimi tempi. E se ci fosse stato anche Viollet-le-Duc, ad assistere al crollo della sua creatura, avrebbe detto per rincuorarci un po’ e per ammonirci anche: «Era inevitabile la sua morte, come per ogni architettura, ma la sua ora è giunta troppo presto, perché i mezzi e le tecniche ne avrebbero garantita ancora lunga vita. Per conservare un edificio bisogna amarlo come la propria casa, non trascurarlo perché ogni cosa sia mantenuta nello stato che conviene». E ultimamente Notre Dame, come tanti capolavori dell’architettura anche in Italia, era un po’ troppo trascurata. Ruskin, invece, avrebbe mostrato un finto rammarico, perché sapeva che "quella guglia", realizzata in stile, era un falso storico che gli stava proprio sullo stomaco. |
Io, invece, sono convinto che ricostruirla è come ucciderla un’altra volta!
Perché le opere di architettura sono belle proprio per il loro ciclo di vita, che sarebbe molto più limitato se non ci fossero cure appropriate, "l'arte del restauro" che entra nella loro storia e ne ravviva l'anima fatta di estro, sfide e arditezze. Ecco perché dobbiamo “amarle e rispettarle come la nostra casa”. Sono anche più convinto che Viollet-le-Duc sarebbe più contento che la sua creatura, oggi distrutta, risvegliasse in noi questo sentimento di amore e rispetto, che non la sua stessa ricostruzione.
Troppo facile ricostruirla soltanto, e non serve a niente, più utile svegliare le coscienze su tutto un "patrimonio da amare e rispettare".
Documentazione fotografica dell'interno della copertura che è andata poi distrutta nell'incendio.
Documentazione fotografica dei danni dell'incendio.