Saviano, invece, la racconta guardandola attraverso la luce delle fessure del bunker, in cui è stato costretto, che si rifrange e riverbera amplificato nella sue mente di scrittore.
Ma entrambi ne parlano per necessità!
La necessità di conservare il ruolo di protagonisti che si sono ritagliati sulle sue spalle, traendone così uguale beneficio. Entrambi sanno anche bene che senza Napoli le loro vite si consumerebbero nel cliché del quotidiano. I due vedono cose diverse, ma la pensano allo stesso modo sulla finalità del loro modo di raccontarla.
Lo scontro c’è ma è di convenienza.
Per fortuna nostra Napoli resta anche dopo che entrambi, per un motivo e per un altro, non ne potranno più parlare. Sta lì da millenni con la sua storia, la sua cultura e anche con le sue stridenti contraddizioni.
Resta perché ha tanta gente che la frequenta e tanti altri che la sanno raccontare meglio, facendo provare il gusto di viverla e il brivido di attraversarla.
Tanti intellettuali, tanti artisti e tanta linfa di giovani studenti che ogni giorno la invadono per accrescere e maturare la loro formazione nei luoghi e tesori della sua cultura, facendosi anche le ossa nel sacrificio quotidiano per raggiungerli e frequentarli.
Chi vive Napoli e ne sopravvive, perché preparato ad affrontarla, avrà la certezza di vivere più volte nella sua vita, a prescindere del "tutto bene" di De Magistris e del "tutto male" di Saviano.
Per gli affiliati di camorra conta la regola "uno vale uno": ciascuno per se stesso e tutti sostituibili. Ecco perché con gli arresti si risolve poco se si prescinde dal contesto. A Napoli si parla di turismo e feste di piazza come soluzione per tutti i mali della città, con un sindaco che amministra da sei anni, ma sembra essersi sempre appena insediato. I ragazzi delle paranze, che durante il suo primo mandato sparavano in strada, erano minorenni e avrebbero dovuto essere a scuola. Non è colpa del sindaco se i minorenni sparano, ma sarà responsabilità del sindaco se dice che la dispersione scolastica è una piaga ormai sanata, con un minorenne su tre che nei quartieri a rischio, a Napoli, non va a scuola. Il turismo non risana il disagio e la dispersione scolastica; non è panacea dei mali della città.
Quello che è accaduto ieri nell'affollatissimo mercato della Duchesca (frequentato da napoletani e da turisti) è gravissimo. La camorra spara ad ambulanti immigrati abusivi e non se ne sarebbe nemmeno parlato se non fosse rimasta ferita anche una bambina di 10 anni. La camorra controlla l'abusivismo: la camorra e non la Polizia Municipale, e non quindi un organo di controllo del territorio che dipende direttamente dall'amministrazione cittadina, cioè dal sindaco. La risposta non può essere: fratello, siamo a Napoli, tutti devono campare. La risposta deve essere: la situazione è grave e ne prenderemo atto. E voi che leggete da lontano, dal Nord tanto distante, non crediate che l'esercito sia la soluzione: averlo mandato a Napoli, negli scorsi anni, è stata solo un'operazione di facciata per la soddisfazione dell'ex Ministro degli interni Angelino Alfano. Esattamente un anno fa Maikol Giuseppe Russo, ragazzo di 27 anni, fu ucciso in un agguato di camorra, per sbaglio, a Forcella. Si trovava in un bar accanto alla piazza del Teatro Trianon, a due passi da una famosissima pizzeria dove ogni giorno in coda si vedono decine e decine di persone (napoletani e turisti) in attesa. In quel luogo, a piazza Calenda, c'è l'esercito, sempre. Fucili spianati. Eppure lo scorso 31 dicembre alle sette di sera, mentre la città si preparava per il cenone di fine anno, l'esercito non ha funto da deterrente e Maikol Giuseppe Russo è stato ucciso a sangue freddo. Ieri sera, dopo un'altra sparatoria nei Quartieri Spagnoli (la seconda della giornata), leggo una dichiarazione di Vincenzo De Luca che si dice affranto e promette di voler estendere la videosorveglianza, che di fatto in molte zone non è mai partita seriamente. Lo disse anche a settembre 2015, quando morì Gennaro Cesarano in una stesa, eppure i 300mila euro stanziati per questo scopo, hanno prodotto scarsi risultati. Oggi alla Sanità e in altri quartieri che non sono invasi dal turismo, e che quindi non meritano di essere monitorati e protetti, le uniche telecamere funzionanti sono quelle installate dalla camorra per difendersi dagli agguati delle fazioni rivali. Sono loro, e solo loro, a controllare il territorio. |
Caro Saviano, mi occupo di mafie, criminalità organizzata e corruzione da circa 25 anni, inizialmente come pubblico ministero in prima linea, oggi da sindaco di Napoli. Ed ho pagato prezzi alti, altissimi. Non faccio più il magistrato per aver contrastato mafie e corruzioni fino ai vertici dello Stato. Non ti ho visto al nostro fianco. Caro Saviano, ogni volta che a Napoli succede un fatto di cronaca nera, più o meno grave, arriva, come un orologio, il tuo verbo, il tuo pensiero, la tua invettiva: a Napoli nulla cambia, sempre inferno e nulla più. Sembra quasi che tu non aspetti altro che il fatto di cronaca nera per godere delle tue verità. Più si spara, più cresce la tua impresa. Opinioni legittime, ma non posso credere che il tuo successo cresca con gli spari della camorra. Se utilizzassi le tue categorie mentali dovrei pensare che tu auspichi l'invincibilità della camorra per non perdere il ruolo che ti hanno e ti sei costruito. E probabilmente non accumulare tanti denari. Ed allora, caro Saviano, mi chiedo: premesso che a Napoli i problemi sono ancora tanti, nonostante i numerosi risultati raggiunti senza soldi e contro il Sistema, come fai a non sapere, a non renderti conto di quanto sia cambiata Napoli ? Ce lo dicono in tantissimi. Tutti riconoscono quanto stia cambiando la Città. Napoli ricca di umanità, di vitalità, di cultura, di turisti come mai nella sua storia, di commercio, di creatività, di movimenti giovanili, di processi di liberazione quotidiani. Prima città in Italia per crescita culturale e turistica. Napoli che ha rotto il rapporto tra mafia e politica. Napoli dei beni comuni. Napoli del riscatto morale con i fatti. Napoli autonoma. Napoli che rompe il sistema di rifiuti ed ecomafie. E potrei continuare. Caro Saviano, come fai a non sapere, come fai a non conoscere tutto questo ? Allora Saviano non sa i fatti, non conosce Napoli e i napoletani, allora Saviano è ignorante, nel senso che ignora i fatti, letteralmente: mancata conoscenza dei fatti. Non credo a questo. Sei stato da tanto tempo stimolato ad informarti, a conoscere, ad apprendere, a venire a Napoli. Saviano non puoi non sapere. Non è credibile che tu non abbia avuto contezza del cambiamento. La verità è che non vuoi raccontarlo. Ed allora Saviano è in malafede ? Fa politica ? È un avversario politico ? Non ci credo, non ci voglio credere, non ne vedrei un motivo plausibile. Ed allora, caro Saviano, vuoi vedere che sei nulla di più che un personaggio divenuto suscettibile di valutazione economica e commerciale? Un brand che tira se tira una certa narrazione. Vuoi vedere che Saviano è, alla fin fine, un grande produttore economico? Se Napoli e i napoletani cambiano la storia, la pseudo-storia di Saviano perde di valore economico. Vuoi vedere, caro Saviano, che ti stai costruendo un impero sulla pelle di Napoli e dei napoletani ? Stai facendo ricchezza sulle nostre fatiche, sulle nostre sofferenze, sulle nostre lotte. Che tristezza. Non voglio crederci. Voglio ancora pensare che, in fondo, non conosci Napoli, forse non l'hai mai conosciuta, mi sembra evidente che non la ami. La giudichi, la detesti tanto, ma davvero non la conosci. Un intellettuale vero ed onesto conosce, apprende, studia, prima di parlare e di scrivere. Ed allora, caro Saviano, vivila una volta per tutte Napoli, non avere paura. Abbi coraggio. Mescolati nei vicoli insieme alla gente, come cantava Pino Daniele. Nella mia vita mi sono ispirato al magistrato Paolo Borsellino al quale chiesero perché fosse rimasto a Palermo, ed egli pur sapendo di essere in pericolo rispose che Palermo non gli piaceva e per questo era rimasto, per cambiarla. Chi davvero - e non a chiacchiere - lotta contro mafie e corruzione viene dal Sistema fatto fuori professionalmente ed in alcuni casi anche fisicamente. Caro Saviano tu sei un caso all'incontrario. Più racconti che la camorra è invincibile e che Napoli è senza speranza e più hai successo e acquisisci ricchezza. Caro Saviano ti devi rassegnare: Napoli è cambiata, fortissimo è l'orgoglio partenopeo. La voglia di riscatto contagia ormai quasi tutti. Caro Saviano non speculare più sulla nostra pelle. Sporcati le mani di fatica vera. Vieni qui, mischiati insieme a noi. Ai tanti napoletani che ogni giorno lottano per cambiare, che soffrono, che sono minacciati, che muoiono, che sperano, che sorridono anche. Caro Saviano, cerca il contatto umano, immergiti tra la folla immensa, trova il gusto di sorridere, saggia le emozioni profonde di questa città. Saviano pensala come vuoi, le tue idee contrarie saranno sempre legittime e le racconteremo, ma per noi non sei il depositario della verità. Ma solo una voce come altre, nulla più. E credimi, preferisco di gran lunga le opinioni dei nostri concittadini che ogni giorno mi criticano anche, ma vivono e amano la nostra amata Napoli. Ciao Saviano, senza rancore, ma con infinita passione ed infinito amore per la città in cui ho scelto di vivere e lottare.
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