I Battenti di Sant'Elia, il momento più atteso e bello della festa. Arrivo dei Battenti anno 2019.23/7/2019
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Caro Comitato, intanto che aggiungo anch'io i miei complimenti ai tantissimi già ricevuti, ti dico che al concerto di Bennato del 23, anche se la sua non era tra la mia musica preferita, ho rivissuto, insieme a mia moglie (i miei figli un po’ di meno per ovvie ragioni), delle belle emozioni, ricordi di ideali e valori di lotta del mio tempo.
Le sue storie, ancora attuali, il suo rock sempre vivo. Un bellissimo concerto dal quale, devo ammetterlo, ho ricevuto molto di più di quello che economicamente ho dato, avendo anche pensato, senza per questo pentirmene, di far vivere, attraverso la Caritas, qualche disagio in meno a qualche concittadino, mentre tutti insieme avremmo festeggiato e inneggiato ai nostri Santi.
Nel piazzalone del mercato c’era tanta gente, molti forestieri.
Ne ero circondato, venuti anche da lontano con molto anticipo per avvantaggiarsi nella posizione e godersi Bennato, nella sua interezza fisica e grandezza musicale. Devo dire, tutti a parlare bene e felici della magica serata offerta, perfetta anche nell'organizzazione. Alla fine, ci siamo anche salutati, fugacemente, con qualcuno di loro con l’augurio di rivederci l’anno prossimo, stesso posto, stesso luogo, ad ascoltare ancora qualche altra vecchia e, magari, più famosa gloria del nostro trascorso musicale. Saluti fugaci, strette di mano, sorrisi, perché dovevano andare via, scappare!, come ha fatto Bennato, per far ritorno presto a casa nel loro paese. Così, ricchi di emozioni, a concerto concluso, ci siamo potuti avviare anche a goderci i fuochi d’artificio, questa volta, però, noi speronesi, da una posizione più privilegiata. Meravigliosi anche i fuochi, come le luminarie e come tutto d'altronde, come lo è sempre stato per la nostra Festa. Grandi complimenti a tutti! Non per adulazione, perché non ce n’è bisogno, viste le attestazioni di stima che su questo social piovono, da giorni, da tutte le parti. Ora, in modo garbato e disinteressato, per il bene che ci accomuna per il nostro territorio e per la nostra Festa, confidando anche nell'intelligenza di tutto il sodalizio, vi rivolgo questa domanda, che sicuramente potrà sollecitare anche più di una riflessione: ma con le migliaia di euro per Bennato (non scrivo la somma che circola e non gioco al rialzo per evitare ogni polemica e discussione inutile) - tutti andati a buon fine per la riuscita della serata, ne sono convinto!, e qui lo ripeto e stigmatizzo per evitare che si comprenda fischi per fiaschi, soprattutto i permalosi - quante serate come quella del 22, che certamente si è in grado di organizzare, ovviamente con le dovute variazioni per accontentare tutti, si potrebbero organizzare per il divertimento degli speronesi? E quanta gente, anche di Sperone e del territorio, potrebbe ricavarne un po’ di gratificazione e un minimo di sostentamento? Probabilmente avremo un po’ di forestieri in meno, ma sicuramente si batterà un altro nuovo record: quello della Festa patronale più lunga della storia, persino più di Visciano, inimitabile e inarrivabile nella spettacolarità delle luminarie e degli eventi musicali, per la gioia di tutti e, con l’occasione, distribuire, viste le non trascurabili risorse a disposizione, un po’ di felicità economica, per le loro prestazioni, seppur meno famosi, tra i nostri conterranei? Ponetevi le domande e fateci un pensiero, perché sono anche convito che, così facendo, gli speronesi farebbero volentieri, e meno a malincuore, un po’ di sacrificio economico in più durate le questue per il Santo. “Fede, tradizione e solidarietà”: ecco lo spunto per un “concept” nuovo di Festa di Sant'Elia da avviare già nel prossimo futuro. Ovviamente, è soltanto un mio semplice pensiero che può servire, o anche non servire, senza che nulla potrà cambiare al riguardo della mia considerazione sull'eccezionalità della nostra Festa e dello straordinario impegno profuso, durante tutto l'anno, dal Comitato che l’ha organizzata.
Pagina in aggiornamento
Bianco e rosso i colori della fede, l'anima della Festa al Santo Patrono. Quest'immagine la dedichiamo a uno di loro, ma è per tutti loro:
i Battenti di Sant'Elia.
La Sacra Scrittura al cap. 19 del primo libro dei Re presenta Elia che fugge verso l’Oreb, dove incontra Dio e riceve la missione che dovrà compiere. Nel Regno del Nord - siamo intorno all’ 850 a.C. – il re Acab e sua moglie Gezabele avevano introdotto il culto di Baal. L’autore sacro ci racconta al cap. 18 come Elia sul monte Carmelo sconfigge e distrugge i profeti di Baal. Naturalmente si sente fiero e protagonista perché ha riportato la verità. Gezabele si infuria e promette che Elia sarà ucciso entro una giornata. Elia si impaurisce e fugge nel deserto.
Elia aveva fatto tutto per Dio, ma non aveva ancora capito che era Dio a voler fare tutto per lui. E c’è voluta una crisi, c’è voluta una prova, c’è voluto un momento duro perché questo uomo, pieno di zelo per il Signore, si fermasse e interrompesse la sua “guerra santa”. Allora Dio lo conduce nel deserto e lì Elia apre il suo cuore, parla a Dio: “Basta Signore, prendi la mia vita, perché non sono migliore dei miei padri”. (1Re 19,4)
Inizia a ripensare a sé. Dice la Scrittura che il sonno lo coglie; ma più che un sonno è una fuga, è un desiderio di morte. È voler lasciare la missione per cui si era sentito chiamato da Dio. È successo anche agli apostoli, nell’orto degli ulivi, quando Gesù si preparava alla Passione: non son stati capaci di vegliare, si sono addormentati. Si reagisce a volte così, quando si avverte il fallimento. Elia pensa che sia per lui l’inizio della fine. Pensa realmente alla morte.
Ma Dio ha preparato per lui altre strade. Ci sarà una morte, sì, ma non quella fisica. Ci sarà la morte di se stesso, la morte del suo orgoglio, morirà il suo sentirsi “giusto servitore di Dio”. Dovrà passare attraverso il deserto, purificare il suo cuore e imparare la strada dell’umiltà, perché l’umiltà è la sola strada che conduce a Dio. Dio non si lascia trovare se non da un cuore umile. Dio non forza mai la mano, ma prepara; a volte permette che questa preparazione passi anche attraverso eventi drammatici, come è successo ad Elia, ma anche nella prova più grande non si allontana mai dall’amico.
Così, nel deserto, il deserto del suo cuore più che quello di sabbia, Dio manda ad Elia un angelo a nutrirlo. Il comando è perentorio: “Alzati e mangia” (1Re 19,5), non sei qui per morire. Alzati e mangia, alzati, ascolta la mia parola, nutriti della mia parola, e cammina. La professione di fede di Israele “Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio” (Dt 6,4) è ciò che è chiesto ad Elia nel tempo di deserto della sua vita. Elia deve ascoltare. Con la forza di quel cibo camminerà 40 giorni, 40 notti fino al monte di Dio, all’Oreb. Ripercorrerà il viaggio di Mosè e del popolo nel deserto, il viaggio della salvezza, verso la terra promessa. Lo rivivrà sulla sua pelle: anche là il popolo era stato nutrito da Dio con la manna; anche là Mosè aveva implorato Dio che scaturisse acqua dalla roccia. Anche là Mosè era salito fino all’Oreb, da solo. E lì, da solo, aveva visto Dio faccia a faccia, mentre la sua gente rimasta a valle, costruiva il vitello d’oro - ancora una divinità pagana - e tradiva il Dio unico di Mosè. Ma intanto Mosè aveva incontrato Dio faccia a faccia. Elia ripercorre la strada di Mosè, la strada della salvezza del popolo di Israele, e si ritrova sul monte, chiuso in una caverna, per passare la notte.
La caverna, quasi come un utero dove rinascere un’altra volta. Così avviene nella vita spirituale di ognuno di noi, quando ci si ritira in deserto: si arriva ad un tempo in cui si rinasce. Elia si è rifugiato in una caverna per passare la sua notte. La notte è il tempo in cui non si vede nulla, e si attende la luce dell’alba. È il tempo della ricerca, il tempo dell’attesa.
Lì Dio si rivela a Elia. Gli rivolge la Sua Parola: “Che fai qui Elia?”. Nei deserti della nostra vita, nel buio della notte della nostra fede, la parola di Dio prima o poi, arriva sempre, ci trova sempre e non passa senza che una traccia resti nella mente e nel cuore di ognuno di noi. Se ascoltiamo. La parola di Dio, piano, piano, aiuta Elia a fare luce dentro di sé, a fare la verità, anche di se stesso. E mentre Elia spiega a Dio ciò che è successo, comprende meglio se stesso, si spiega: “Sono qui, Signore. Sono pieno di zelo per Te. Io voglio servirti, io volevo liberare questa terra dagli dei stranieri, Signore, ma tutti Ti hanno abbandonato. Sono rimasto solo, cercano di togliermi la vita”.
Elia non si nasconde più la verità, non si nasconde più la sua paura, non pensa più a morire. Finalmente guarda dentro di sé. Guarda se stesso e comincia a leggere la storia di Dio nella sua vita. È pronto finalmente ad incontrare Dio: faccia a faccia. Il Signore lo chiama di nuovo: “Esci, fermati lì, alla mia presenza”. Elia adesso è pronto, attende il Signore nella sua vita; lui che aveva fatto tanto per Dio adesso, fermo, nella notte, nella caverna, in silenzio, finalmente attende l’incontro personale con Dio.
Non sa come riconoscere la Presenza; si rifà alla tradizione del suo tempo e aspetta che Dio gli parli attraverso qualche evento atmosferico: un uragano, un terremoto, un fuoco. Ma Dio parla al cuore, ed Elia avverte la Presenza di Dio “nel sussurro di una brezza leggera”. È una presenza forte, viva, tutta per lui ed Elia si copre il volto con il mantello. Mosè si era tolto i sandali quando aveva avvertito la Presenza nel roveto che ardeva e non bruciava. Quando si incontra Dio ci si copre sempre il volto parchè l’incontro con Lui ci rivela la nostra povertà, la nostra fragilità, il nostro peccato, la nostra inadeguatezza: non siamo mai pronti ad incontrare Dio.
Elia lascia tutto, si ritira in un luogo deserto, silenzioso, lontano da tutti e lì comprende che il Dio di Israele è il suo Dio, comprende che Dio è Dio per lui. Noi dovremmo conoscere “il sussurro di brezza leggera”, dovremmo riconoscere il tocco di Dio, perché l’abbiamo tante volte avvertito nella nostra vita e tante volte l’abbiamo incontrato nei passi del Nuovo Testamento, leggendo la vita di Gesù. Quante volte questo soffio passa da Gesù a qualcuno dei suoi amici, fino al soffio dello Spirito che Gesù risorto dona ai suoi riuniti nel Cenacolo. Eppure anche noi facciamo una gran fatica a cercare spazi di silenzio. Anche noi facciamo fatica a ritirarci da qualche parte, soli, con noi stessi, a cercare l’incontro con Dio. Forse perché abbiamo paura di trovare la miseria che c’è dentro di noi, come aveva paura Elia. Eppure è solo lì che avviene l’incontro.
Quando incontriamo Dio faccia a faccia, quando nel nostro cuore si realizza questo incontro, non siamo più quelli di prima. Come succede a Elia, siamo pronti a riprendere la strada. Elia riceve subito il mandato da Dio: viene riconfermato. Dio gli dice: “Su, ritorna sui tuoi passi”. Gli svela che non è rimasto il solo a credere in Lui, ma che si è riservato un resto: vai da quel resto di gente che mi sono riservato, torna a essere il loro profeta. L’incontro personale con Dio non ci allontana mai dalla gente, non ci allontana mai dalla nostra missione. Anzi, è solo quando incontriamo Dio che incontriamo veramente noi stessi e che incontriamo veramente la missione.
Ogni volta che accogliamo la Parola capita anche a noi di ripercorrere la storia della salvezza, di ritrovare le ribellioni, i tradimenti, le fragilità di chi ci ha preceduto e di trovare anche la nostra vita. E capita anche a noi di ritornare a Dio con tutto il cuore. Questo è ciò che la Parola produce in noi ogni volta che l’accogliamo con il cuore umile che Dio cerca di donare al suo profeta più grande, a Elia. Ho sperimentato tante volte nella mia vita, che devo solo all’incontro con Dio se sono stata vicino alla gente, vicina alle persone che hanno bisogno di me.
Quando si conosce un Amore grande, non si desidera altro che di comunicarlo a tutti quelli che si incontrano. Mi ripeto che vale la pena cercare del tempo per ritirarci in qualche caverna, per ritirarci un po’ dentro noi stessi, e nel silenzio lasciare che Dio faccia rinascere in noi la sua profezia per il nostro tempo.
Attraverso gli affreschi di Gaspard Dughet (1615-1675) conservati nella basilica dei Ss. Silvestro e Martino ai Monti in Roma e con l'aiuto di brani biblici, si propone un cammino di approfondimento e di conoscenza della figura del profeta Elia, padre e modello dei carmelitani.
Un sussidio ideale per tutti coloro che vogliono avvicinarsi alla conoscenza biblica di questo grande profeta.
1. Il Signore parla ad Elia rifugiato in una grotta del monte Oreb nel Sinai.
Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco il Signore gli disse: “Che fai qui, Elia?”.
Egli rispose: “Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita”. Gli fu detto: “Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore”. Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: “Che fai qui, Elia?”. Egli rispose: “Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita”. Il Signore gli disse: “Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco; giunto là, ungerai Hazaèl come re di Aram. Poi ungerai Ieu, figlio di Nimsi, come re di Israele e ungerai Eliseo figlio di Safat, di Abel-Mecola, come profeta al tuo posto. Se uno scamperà dalla spada di Hazaèl, lo ucciderà Ieu; se uno scamperà dalla spada di Ieu, lo ucciderà Eliseo. Io poi mi sono risparmiato in Israele settemila persone, quanti non hanno piegato le ginocchia a Baal e quanti non l’hanno baciato con la bocca”. (1 Re 19, 9-18).
2. Il profeta Elia chiama Eliseo al ministero profetico.
Partito di lì, Elia incontrò Eliseo figlio di Safàt.
Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il decimosecondo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. Quegli lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: “Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò”. Elia disse: “Và e torna, perché sai bene che cosa ho fatto di te”. Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con gli attrezzi per arare ne fece cuocere la carne e la diede alla gente, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio. (1 Re 19, 19-21)
3. Il profeta Elia rimprovera Acab re d’Israele per la idolatria.
Abdia andò incontro ad Acab e gli riferì la cosa.
Acab si diresse verso Elia. Appena lo vide, Acab disse a Elia: “Sei tu la rovina di Israele!”. Quegli rispose: “Io non rovino Israele, ma piuttosto tu insieme con la tua famiglia, perché avete abbandonato i comandi del Signore e tu hai seguito Baal”. (1 Re 18, 16-18)
4. I discepoli dei profeti dimoranti in Gerico riconoscono come loro padre Elise.
[Eliseo] Prese il mantello, che era caduto a Elia, e colpì con esso le acque, dicendo: “Dove è il Signore, Dio di Elia?”.
Quando ebbe percosso le acque, queste si separarono di qua e di là; così Eliseo passò dall’altra parte. Vistolo da una certa distanza, i figli dei profeti di Gerico dissero: “Lo spirito di Elia si è posato su Eliseo”. Gli andarono incontro e si prostrarono a terra davanti a lui. (2 Re 2, 14)
5. Gli orsi sbranano alcuni ragazzi che a Betel irridono il profeta Eliseo.
Di lì Eliseo andò a Betel.
Mentre egli camminava per strada, uscirono dalla città alcuni ragazzetti che si burlarono di lui dicendo: “Vieni su, pelato; vieni su, calvo”! Egli si voltò, li guardò e li maledisse nel nome del Signore. Allora uscirono dalla foresta due orse, che sbranarono quarantadue di quei fanciulli. (2 Re 2, 23)
6. Il sacrificio di Elia sul Monte Carmelo contro i falsi profeti di Baal.
Al momento dell’offerta si avvicinò il profeta Elia e disse: “Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose per tuo comando. Rispondimi, Signore, rispondimi e questo popolo sappia che tu sei il Signore Dio e che converti il loro cuore”!
Cadde il fuoco del Signore e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l’acqua del canaletto. (1 Re 18, 36-38)
7. Strage dei falsi profeti di Baal ordinata dal profeta Elia per difendere i diritti e il culto di Dio.
Elia disse loro: “Afferrate i profeti di Baal; non ne scappi uno”!
Li afferrarono. Elia li fece scendere nel torrente Kison, ove li scannò. (1 Re 18, 40)
8. Simone Stock eremita in un tronco d’albero è chiamato al Carmelo in una visione della Vergine Santissima.
Il soggetto è da una leggenda carmelitana.
9. Il profeta Elia vede sul Monte Carmelo la nuvoletta ascendente dal mare.
Una tradizione medievale, ma che affonda le sue radici negli scritti dei Padri della Chiesa, cara nell’Ordine Carmelitano vedeva nella nuvoletta il simbolo – che sarebbe stato compreso dal profeta – dell’Immacolata Concezione di Maria e della sua universale mediazione. Quest’affresco è del Grimaldi.
Elia disse ad Acab: “Su, mangia e bevi, perché sento un rumore di pioggia torrenziale”. Acab andò a mangiare e a bere. Elia si recò alla cima del Carmelo; gettatosi a terra, pose la faccia tra le proprie ginocchia. Quindi disse al suo ragazzo: “Vieni qui, guarda verso il mare”. Quegli andò, guardò e disse. “Non c’è nulla”! Elia disse: “Tornaci ancora per sette volte”. La settima volta riferì: “Ecco, una nuvoletta, come una mano d’uomo, sale dal mare”. Elia gli disse: “Và a dire ad Acab: attacca i cavalli al carro e scendi perché non ti sorprenda la pioggia”! Subito il cielo si oscurò per le nubi e per il vento; la pioggia cadde a dirotto. Acab montò sul carro e se ne andò a Izrèel. (1 Re 18, 41-45)
10. Il profeta Elia è rapito al cielo su un carro di fuoco, alla presenza di Eliseo.
Mentre passavano, Elia disse a Eliseo: “Domanda che cosa io debba fare per te prima che sia rapito lontano da te”.
Eliseo rispose: “Due terzi del tuo spirito diventino miei”. Quegli soggiunse: “Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia, se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà concesso; in caso contrario non ti sarà concesso”. Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo. Eliseo guardava e gridava: “Padre mio, padre mio, cocchio d’Israele e suo cocchiere”. (2 Re 2, 9-12a)
11. Il profeta Elia divide con il proprio mantello il fiume Giordano e lo attraversa a piedi asciutti con Eliseo.
Elia prese il mantello, l’avvolse e percosse con esso le acque, che si divisero di qua e di là; i due passarono sull'asciutto. (2 Re 2, 8)
12. Il profeta Elia per comando del Signore si nasconde presso il torrente Cherit, di fronte al Giordano, e viene nutrito dai corvi.
“Vattene di qui, dirigiti verso oriente; nasconditi presso il torrente Cherit, che è a oriente del Giordano. Ivi berrai al torrente e i corvi per mio comando ti porteranno il tuo cibo”.
Egli eseguì l’ordine del Signore; andò a stabilirsi sul torrente Cherit, che è a oriente del Giordano. I corvi gli portavano pane al mattino e carne alla sera; egli bevevo al torrente. (1 Re 17, 3-6)
13. Il profeta Elia compie la missione ricevuta da Dio di ungere Azael quale re di Siria.
Il Signore gli disse: “Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco; giunto là, ungerai Hazaèl come re di Aram. (1 Re 19, 15)
14. Al profeta Elia, addormentato sotto una ginestra nel deserto, un angelo offre una focaccia e acqua per ristorarlo.
Elia, impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi.
Giunse a Bersabea di Giuda. Là fece sostare il suo ragazzo. Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: “Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri”. Si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: “Alzati e mangia”! Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi. Venne di nuovo l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: “Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino”. Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb. (1 Re 19, 3-8)
15. Preteso annunzio del sacerdote Basilide sul Carmelo, per la vittoria dell’imperatore Tito su Gerusalemme nell’anno 70.
Soggetto tratto da una leggenda.
16. S. Cirillo carmelitano, mentre celebra la Messa sul Monte Carmelo, in una visione riceve dall’angelo due tabelle in argento, nelle quali sono descritti i futuri mali della Chiesa.
Il soggetto è tratto dalla letteratura gioachimita e si tratta di leggenda.
17. A tre eremiti del Carmelo viene manifestato il significato del germoglio di Jesse (cfr. Is 11, 1-2): da S. Emerenziana nascerà S. Anna madre di S. Elisabetta dalla quale nascerà S. Giovanni il battista.
18. Sobach prevede in sogno lo straordinario ministero del proprio figlio, il profeta Elia.
Il soggetto è tratto da una leggenda cara ai carmelitani.
Tratto dall’elaborato:
ELIA, UOMO DELL’ASSOLUTO DI DIO, redatto a cura di Roberto Russo, per la Basilica Santi Silvestro e Martino ai Monti
Nel giorno della Festa di sant’Elia, la tradizione speronese vuole che, per il pranzo a tavola, non debba mancare la braciola al sugo nelle due varianti, con pinoli e uva passa o senza questi ultimi, per chi non la preferisce dolce. E’ la classica braciola napoletana al sugo, che per gli speronesi viene detta, per una forma di sfottò e di autoironia, ‘a braciola co’ fierrofilato. Motivo ne è perché molti anni fa ad una famiglia di Sperone, che aveva invitato degli amici – come si usa dalle nostre parti spesso nei giorni di festa – era venuto a mancare il filo di cotone per mantenere arrotolata la carne con il ripieno (i più versatili stuzzicadenti di oggi non erano ancora in uso da noi). Così il rimedio più immediato e a portata di mano fu quello di arrotolarvi intorno del fil di ferro, il nostrano “fierrofilato”. Fatto sta, vuoi per il nuovo metodo di arrotolamento o vuoi forse per la fame che allora non certo mancava, le braciole vennero di un sapore così squisito che i commensali, venuti dal vicino paese di Avella, rimasero talmente soddisfatti che non ne potettero più chiudere bocca. Così La notizia di quel gustoso piatto si diffuse ad Avella e nel circondario che, da allora, tanti volevano venire a Sperone per mangiare, nel giorno della Festa di Sant’Elia, “’a braciola co’ fierrofilato”.
Le braciole vengono cotte nel sugo di pomodoro, con il quale si condisce poi la pasta che si preferisce, il cui sapore sarà così buono proprio da leccarsi i baffi. Cari amici speronesi, continuate la tradizione e offrite ‘a braciola co’ fierrofilato ai vostri ospiti!
Ricetta della “braciola speronese”
Ingredienti: -1 fetta di carne gr. 150 a persona: ‘a palettella o piezzo a cannella (la noce, taglio di prima scelta ricavato dalla coscia); -10g. di pinoli (una manciatina) da distribuire su ogni fetta; -10g. di uva passa (una manciatina) da distribuire su ogni fetta; -15g. di pecorino o parmigiano oppure insieme chi preferisce (una manciata abbondante) da distribuire su ogni fetta; -foglioline di prezzemolo triturato da distribuire in ogni fetta di carne. Una volta distribuiti gli ingredienti sulla fettina, arrotolarla e legarla con il cotone o con lo stuzzicadenti oppure, chi non può, col “fierrofilato”.
Preparazione per 4 braciole:
In una pentola aggiungere 4 cucchiai di olio di oliva extravergine, un aglio, mezza cipolla, mezzo bicchiere di vino bianco. Fatto rosolare il tutto insieme alle braciole per qualche minuto, aggiungere 750ml di passata di pomodoro, basilico e sale. Fare cuocere quanto basta. Una volta pronto, condire la pasta con il ragù così ottenuto e servire poi la braciola a parte in un piatto insieme a un po’ del restante ragù. Qualche bicchiere di robusto vino rosso, di cui si sa che gli speronesi ne sono ghiotti, non può macare a tavola per poterla gustare meglio.Per chi ama sperimentare, invece dei pinoli, che ne pensate di aggiungere qualche manciatina di nocciola speronese tostata e finemente tritata? Potrebbe essere una piacevole variante da lanciare per l’occasione. Chi ha altre ricette di braciola alla speronese questa è l’occasione buona di lanciarle nel web!
Lo "spumone" è il gelato tradizionale, di produzione locale, che gli speronesi usavano consumare nelle serate calde della festa. Tutt'oggi viene prodotto dai bar e pasticcerie locali.
La sua preparazione e ricetta è custodita gelosamente dai produttori locali. Ma oltre agli ingredienti (cacao, cioccolato, nocciola, vaniglia e altro) il vero segreto sta nel procedimento di preparazione che inizia circa 10 giorni prima della sua consumazione. Il cuore del gelato è un ripieno di pandispagna imbevuto con la strega. Ancora oggi, tanti speronesi, non rinunciano a mangiarlo, a tavolino lungo Corso Umberto e d'intorno, nelle serate di festa: altrimenti che festa di Sant'Elia è? Cimitile, 20 luglio 2011. Dopo l'assegnazione della bandiera e dei quattro fiocchi, che avviene attraverso l'asta pubblica, i battenti si organizzano per la partenza. Luglio 2011 La partenza dei battenti di Sant'Elia da Cimitile. Al suono delle trombette, il segno della croce e si parte. Partiti, un lungo percorso li attende a piedi scalzi sull'asfalto arroventato dal sole di Luglio. E' un sacrificio di espiazione per amore di Sant'Elia. Luglio 2011 I Battenti e la bandiera arrivano a Sperone in piazza Lauro, dove una folla numerosa e commossa li attende per applaudirli. E' un grande momento per gli speronesi. E' un momento di grande commozione e non tutti riescono a trattenere le lacrime. Un caro, un parente, un amico, un ammalato sta nei loro pensieri da raccomandare all'intercessione del Santo. Tutto il paese è presente. Luglio 2011 Tre forti boati annunciano l'arrivo dei battenti. La gente accorsa si dispone su due file ai margini del marciapiedi del lungo corso. Viene loro consegnato, dai rispettivi parenti, il bouquet di fiori con candela e fiocco rosso da porta in omaggio a Sant'Elia, insieme all'asciugamano per detergere il sudore e un po' di acqua o te per ritemprarli dopo la lunga corsa a piedi scalzi. C'è anche la consegna di tanti piccoli bambini da portare sulle spalle o in braccio per il tratto rimanete da percorrere per giungere in chiesa. Luglio 2011 Seguiti dai fedeli i Battenti proseguono versa la Chiesa di sant'Elia, dove sono in esposizione la statua di Sant'Elia affiancata da quella di sant'Eliseo. Dopo essersi inginocchiati in preghiera, deposti i fiori ai piedi delle due statue, si preparano alla celebrazione della messa per ricevere la santa comunione preparata dalla confessione già la sera del 19 Luglio. Luglio 2011 Luglio 2013 Arrivo dei Battenti Anno 2010
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SPERONESPAZIOWEB20 Luglio, Sant'Elia, la Festa degli Speronesi tra fede e tradizione. ArchiviCategorie
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