“La centralità delle Autonomie locali: dalle Unioni alle Aree vaste intercomunali. L’esperienza di Montoro, la Città della Valle dell’Irno”.
E’ stato il filo tematico del Focus sviluppato nei locali del Circolo “L’Incontro”, nell’ambito dell’agenda “ Per la conoscenza ”. Un percorso di analisi, che si è tradotto in una autentica “lezione ” di cultura civica e di compiuta divulgazione dei principi fondativi della normale amministrazione degli Enti locali, da saldare e coniugare con i necessari supporti delle competenze in materia economica e finanziaria, nel più generale quadro degli attivi rapporti da praticare con le istituzioni regionali, nazionali e comunitarie europee, facendo leva sui correlati livelli di costante aggiornamento informativo; “lezione” proposta con linearità di argomentazioni dal dottor Mario Bianchino, Sindaco di Montoro, la prima Città della Campania, formatasi per fusione, unificando Montoro Inferiore e Montoro Superiore.
Un modello, quello della Città della Valle dell’Irno, che rientra nell’alveo normativo della specifica legge regionale del 2013, collocandosi nel quadro degli obiettivi sia della legge sulle Autonomie locali del ’90, sia, e ancor più, della ratio della riforma-Del Rio del 2014, in stringente connessione con le direttive comunitarie europee. E’ l’apparato normativo, che nel suo articolato complesso risponde alle ragioni del superamento dell’eccessiva frammentazione degli Enti locali generatrice non solo di una sempre più onerosa fiscalità locale , ma anche e soprattutto di inefficienze, disservizi e diseconomie, che penalizzano ormai ai limiti della sostenibilità i cittadini, comprimendo, se non negando, la vivibilità dei territori; superamento, la cui praticabilità presuppone- ed impone- le aggregazioni intercomunali strutturate secondo criteri di omogeneità socio-territoriali, riqualificando e razionalizzando le politiche di spesa pubblica che siano attente ai bisogni dei cittadini.
In questa luce si colloca il progetto della Municipalità unica per le “due” Montoro, che attualmente la cartella segnaletica indica con il normale e ben esplicativo logo di Montoro Nord e Montoro Sud prende fisionomia nel dibattito pubblico locale negli anni ’90 . E al centro del dibattito, che coinvolse le espressioni politiche più avvertite e sensibili senza preclusioni partitiche aprioristiche, fu posta “ da subito ”- evidenziava Bianchino- la questione del buon governo del territorio montorese, esteso 40 chilometri quadrati, ma ripartito tra due distinte Municipalità - a loro volta frammentate in 15 frazioni- con diversificati strumenti di pianificazione, pur trattandosi di una realtà territoriale che fino al 1829 era stata amministrata da un’unica Municipalità, quella appunto di Montoro , la cui divisione fu determinata dagli interessi economici dei due potentati feudali dominanti sulla Valle dell’Irno. E sarà opportuno notare che prima della divisione, Montoro contava oltre 10 mila abitanti. Un indice demografico più che rilevante per il tempo. Così com’è utile ricordare che le “due” Montoro hanno fatto parte della provincia di Salerno fino al 1861, quando per compensazione furono attribuite alla giurisdizione della neo-costituita provincia di Avellino, così come avvenne per l’attuale e cosiddetta Bassa Irpinia, che, inserita nel Distretto di Nola, faceva parte di Terra di Lavoro, fu assegnata alla stessa provincia.
Tra gli assi portanti del dibattito sul progetto di riunificazione, come per conferire valenza alla vichiana concezione dei “corsi e ricorsi storici”, ma ben calata nel presente, fu collocata proprio la visione organica della migliore organizzazione possibile dell’assetto urbanistico unitario dell’intera area delle “due” Montoro ormai anacronistiche e senza alcuna prospettiva; un’opzione, che si inseriva anche nella trasformazione sociale del contesto territoriale, generata dalla contiguità con il Campus di Fisciano, che è alla stato attuale una delle più eccellenti e vive realtà universitarie nazionali ed europee. Ed in questa chiave si consideri, a titolo di esempio, l’importante programma di riqualificazione dell’area dello storico Pastificio Vietri, le cui strutture ed impianti d’avanguardia sono stati delocalizzati nell’area degli insediamenti produttivi; programma di armoniosa progettazione, che contempla la realizzazione di servizi di utilità sociale, tra cui il Teatro comunale con quattrocento posti.
LA NUOVA MONTORO E I SUPPORTI ECONOMICI STATALI
LA “DEBOLEZZA” DELLE UNIONI INTERCOMUNALI
Il discorso pubblico sulla Municipalità unica - spiegava Bianchino- sfocia nel sondaggio consultivo, che coinvolge nel 2009 le comunità delle “due” Montoro, con esito largamente favorevole. E’ la strada aperta verso il referendum, in linea con la legge regionale della Campania del 2013, funzionale proprio alle fusioni intercomunali; legge, che ha avuto nell’allora presidente del Consiglio regionale, Pietro Foglia , uno dei più convinti promotori, con attiva partecipazione allo stesso pubblico in atto nella Valle dell’Irno per l’istituzione della Municipalità unica.
Il referendum del 2013 conferisce i crismi della legittimità alla volontà popolare per la formazione della Città della Valle dell’Irno, con circa l’80 % di voti favorevoli. La fusione intercomunale, diventata realtà istituzionale, strutturalmente va ben oltre la semplice associazione dei servizi, secondo il modello delle Unioni comunali , sia perché unifica e snellisce gli apparati burocratici, riducendone i costi in uno con i costi dei civici consessi, ridotti ad un solo consesso, sia perché fa acquisire alla Municipalità unica una capacità negoziale e contrattuale di notevole portata nell’ambito delle Aree vaste, che si vengono ormai ben configurando sui territori, in linea con le disposizioni regionali e con gli specifici indirizzi comunitari, per non dire delle corsie preferenziali per l’accesso alle risorse pubbliche necessarie alla realizzazione di opere di rilevanza strutturale e infrastrutturale per territori estesi, al di là dell’angusta dimensione perimetrale del singolo “campanile”. Una linea d’orizzonte, che va ben oltre la stessa tipologia dell’ Unione dei Comuni, qualora dovesse ridursi soltanto alla semplice associazione dei servizi, come una sommatoria “ragionieristica”, priva di anima e respiro, limitandosi alla gestione dell’esistente, che per se stesso è amorfo e conservare le Municipalità con i loro apparati.
E’ la scelta politica di fondo, quella della Municipalità unica, tralasciando a priori il passaggio mediano dell’Unione, per la quale- tanto per dire, e non è poco- già nel primo anno dell’istituzione all’amministrazione della Nuova Montoro i trasferimenti economici dello Stato sono stati incrementati del 20 %, mentre per l’anno in corso saranno accresciuti del 40 %. Un dato di portata significativa per l’assetto economico dell’amministrazione e la sua efficienza operativa nel programmare e realizzare servizi adeguati per i cittadini, riducendo il carico dei tributi locali. E con queste condizioni la Nuova Montoro – il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella Le ha conferito lo scorso anno il titolo di Città- può guardare al futuro con forti motivazioni, tenendo presente che è parte integrante di uno dei più efficienti e meglio strutturati Distretti industriali della Campania, a cui afferiscono Solofra e Serino , facendo leva su un sistema di imprese, che compete sul mercato interno e internazionale, nonostante le difficoltà della congiuntura economica in atto da anni.
IL LUCIDO DIBATTITO PER LA MUNICIPALITA’ UNICA DELL’ALTO CLANIO
Una lucida e chiara testimonianza di “buona qualità amministrativa”, quella prospettata dal Focus del sindaco Bianchino, radicata nel presente e proiettata nel futuro, secondo i parametri con i quali si dovrebbero connotare e identificare i ceti amministrativi, sensibili al bene comune; testimonianza recepita con attenzione e interesse dall’uditorio, innescando gli efficaci interventi dell’imprenditore Pellegrino Palmieri, dell’architetto Carmine Russo, dal dottor Antonio Vecchione, dal professore Angelo Perna e dall’ingegnere Pietro Foglia. Un proficuo e costruttivo confronto di idee, guardando all’attuale Unione intercomunale del Baianese e dell’Alto Clanio, la cui area è configurata dal Piano territoriale regionale della Campania quale unico Sistema di sviluppo insieme con i Comuni del Vallo di Lauro, con la “dominante culturale-rurale”, ma con la prospettiva di favorirne sia la capacità funzionale, sia- e soprattutto- dell’”andare oltre ” il suo circoscritto e limitato orizzonte, che esclude oggettivamente una visione unitaria del territorio, che da decenni è una sola micro-conurbazione, “governata”- per dir così- da sei differenziati strumenti di pianificazione.
L’”andare oltre”, puntando sulla Municipalità unica, è il senso di una direzione da seguire, quale condizione necessaria e prioritaria, per far uscire la realtà sociale del territorio dallo stato di catalessi e ristagno diffuso in cui si ritrova. Un contesto ormai “ da dormitorio” senza anima e con attività produttive e d’impresa ridotte al minimo, evidenziava, Pellegrino Palmieri, per il quale non si può restare passivi e inerti di fronte all’immobilismo esistente, mentre bisogna dare una credibile speranza di futuro alle comunità cittadine e ai giovani, innovando radicalmente la realtà attuale, la cui “conservazione” è solo inconcludente e sterile.. E sulle ragioni del cambiamento necessario rispetto all’esistente si soffermava Antonio Vecchione, pur non facendo mistero di personali elementi di scetticismo, alla luce delle tante “chiusure” che nel passato recente e remoto state fatte da ceti amministrativi locali, attenti solo al mantenimento degli “orticelli” di campanile e del micro-cabotaggio di potere localistico e personale; una scelta, quella finora praticata dagli stessi ceti, che risulta ed è priva di senso, se solo si consideri la fuga dei giovani dal territorio, che, una volta acquisita la formazione culturale e professionale, emigrano, per trovare lavoro, in Inghilterra, Germania,Olanda o nelle città del Nord, quando non acquisiscono già la formazione culturale e professionale nelle Università del Centro-Nord, rinunciando a vivere il territorio senza alcuna riserva o remora.
Di puntuale carattere tecnico ed economico ad ampio spettro erano le argomentazioni sviluppate da Angelo Perna - in ragione dell’ esercizio professionale di docente, oltre che di cultore di Storia locale- sull’importanza e sulla priorità da conferire alle politiche di coesione territoriale, corsia aperta alle fusioni intercomunali. E l’area dell’Alto Clanio ha una storia millenaria, che si sintetizza e dispiega nella realtà di Avella, a cui le altre cinque Municipalità dell’ Unione sono connesse con forti e radicati legami. Di respiro politico, erano le riflessioni di Carmine Russo e Pietro Foglia , avendo come riferimento la stagione degli anni ’70, quando nell’area dell’ Alto Clanio si perse il…treno del Piano urbanistico intercomunale; fu la stagione segnata dal varo degli strumenti di pianificazione delle singole Municipalità, tra cui quella di Baiano, con la progettazione-Cosenza, e quella di Avella , firmata da Troncone, Rabitti e Meo. E se la prima permane ancora nella sua validità, la seconda di elevato profilo programmatico nel disegnare l’assetto di una Città, ancorata alla compiuta valorizzazione del suo patrimonio artistico-archeologico e paesaggistico, è restata in larga parte nei box delle intenzioni e delle finalità delle mappe progettuali, in assenza dei Piani attuativi.
Ma il ritorno al passato e ai rimpianti che genera ha solo l’impronta dell’acre e amara… nostalgia di ripiegamento in sé. E c’è, invece, l’esigenza di guardare in avanti e delineare un orizzonte di significato,a cui rapportarsi. Un orizzonte- era l’appello dell’architetto Russo, condiviso all’unanimità da partecipanti al Focus – il cui tracciato deve interpellare e coinvolgere sempre più i cittadini, sensibilizzandoli alla tematica. E il ruolo di Circoli socio-culturali, come L’Incontro – sottolineava Russo - e delle associazioni del territorio può concorrere in modo efficace all'attuazione del progetto.
E’ stato il filo tematico del Focus sviluppato nei locali del Circolo “L’Incontro”, nell’ambito dell’agenda “ Per la conoscenza ”. Un percorso di analisi, che si è tradotto in una autentica “lezione ” di cultura civica e di compiuta divulgazione dei principi fondativi della normale amministrazione degli Enti locali, da saldare e coniugare con i necessari supporti delle competenze in materia economica e finanziaria, nel più generale quadro degli attivi rapporti da praticare con le istituzioni regionali, nazionali e comunitarie europee, facendo leva sui correlati livelli di costante aggiornamento informativo; “lezione” proposta con linearità di argomentazioni dal dottor Mario Bianchino, Sindaco di Montoro, la prima Città della Campania, formatasi per fusione, unificando Montoro Inferiore e Montoro Superiore.
Un modello, quello della Città della Valle dell’Irno, che rientra nell’alveo normativo della specifica legge regionale del 2013, collocandosi nel quadro degli obiettivi sia della legge sulle Autonomie locali del ’90, sia, e ancor più, della ratio della riforma-Del Rio del 2014, in stringente connessione con le direttive comunitarie europee. E’ l’apparato normativo, che nel suo articolato complesso risponde alle ragioni del superamento dell’eccessiva frammentazione degli Enti locali generatrice non solo di una sempre più onerosa fiscalità locale , ma anche e soprattutto di inefficienze, disservizi e diseconomie, che penalizzano ormai ai limiti della sostenibilità i cittadini, comprimendo, se non negando, la vivibilità dei territori; superamento, la cui praticabilità presuppone- ed impone- le aggregazioni intercomunali strutturate secondo criteri di omogeneità socio-territoriali, riqualificando e razionalizzando le politiche di spesa pubblica che siano attente ai bisogni dei cittadini.
In questa luce si colloca il progetto della Municipalità unica per le “due” Montoro, che attualmente la cartella segnaletica indica con il normale e ben esplicativo logo di Montoro Nord e Montoro Sud prende fisionomia nel dibattito pubblico locale negli anni ’90 . E al centro del dibattito, che coinvolse le espressioni politiche più avvertite e sensibili senza preclusioni partitiche aprioristiche, fu posta “ da subito ”- evidenziava Bianchino- la questione del buon governo del territorio montorese, esteso 40 chilometri quadrati, ma ripartito tra due distinte Municipalità - a loro volta frammentate in 15 frazioni- con diversificati strumenti di pianificazione, pur trattandosi di una realtà territoriale che fino al 1829 era stata amministrata da un’unica Municipalità, quella appunto di Montoro , la cui divisione fu determinata dagli interessi economici dei due potentati feudali dominanti sulla Valle dell’Irno. E sarà opportuno notare che prima della divisione, Montoro contava oltre 10 mila abitanti. Un indice demografico più che rilevante per il tempo. Così com’è utile ricordare che le “due” Montoro hanno fatto parte della provincia di Salerno fino al 1861, quando per compensazione furono attribuite alla giurisdizione della neo-costituita provincia di Avellino, così come avvenne per l’attuale e cosiddetta Bassa Irpinia, che, inserita nel Distretto di Nola, faceva parte di Terra di Lavoro, fu assegnata alla stessa provincia.
Tra gli assi portanti del dibattito sul progetto di riunificazione, come per conferire valenza alla vichiana concezione dei “corsi e ricorsi storici”, ma ben calata nel presente, fu collocata proprio la visione organica della migliore organizzazione possibile dell’assetto urbanistico unitario dell’intera area delle “due” Montoro ormai anacronistiche e senza alcuna prospettiva; un’opzione, che si inseriva anche nella trasformazione sociale del contesto territoriale, generata dalla contiguità con il Campus di Fisciano, che è alla stato attuale una delle più eccellenti e vive realtà universitarie nazionali ed europee. Ed in questa chiave si consideri, a titolo di esempio, l’importante programma di riqualificazione dell’area dello storico Pastificio Vietri, le cui strutture ed impianti d’avanguardia sono stati delocalizzati nell’area degli insediamenti produttivi; programma di armoniosa progettazione, che contempla la realizzazione di servizi di utilità sociale, tra cui il Teatro comunale con quattrocento posti.
LA NUOVA MONTORO E I SUPPORTI ECONOMICI STATALI
LA “DEBOLEZZA” DELLE UNIONI INTERCOMUNALI
Il discorso pubblico sulla Municipalità unica - spiegava Bianchino- sfocia nel sondaggio consultivo, che coinvolge nel 2009 le comunità delle “due” Montoro, con esito largamente favorevole. E’ la strada aperta verso il referendum, in linea con la legge regionale della Campania del 2013, funzionale proprio alle fusioni intercomunali; legge, che ha avuto nell’allora presidente del Consiglio regionale, Pietro Foglia , uno dei più convinti promotori, con attiva partecipazione allo stesso pubblico in atto nella Valle dell’Irno per l’istituzione della Municipalità unica.
Il referendum del 2013 conferisce i crismi della legittimità alla volontà popolare per la formazione della Città della Valle dell’Irno, con circa l’80 % di voti favorevoli. La fusione intercomunale, diventata realtà istituzionale, strutturalmente va ben oltre la semplice associazione dei servizi, secondo il modello delle Unioni comunali , sia perché unifica e snellisce gli apparati burocratici, riducendone i costi in uno con i costi dei civici consessi, ridotti ad un solo consesso, sia perché fa acquisire alla Municipalità unica una capacità negoziale e contrattuale di notevole portata nell’ambito delle Aree vaste, che si vengono ormai ben configurando sui territori, in linea con le disposizioni regionali e con gli specifici indirizzi comunitari, per non dire delle corsie preferenziali per l’accesso alle risorse pubbliche necessarie alla realizzazione di opere di rilevanza strutturale e infrastrutturale per territori estesi, al di là dell’angusta dimensione perimetrale del singolo “campanile”. Una linea d’orizzonte, che va ben oltre la stessa tipologia dell’ Unione dei Comuni, qualora dovesse ridursi soltanto alla semplice associazione dei servizi, come una sommatoria “ragionieristica”, priva di anima e respiro, limitandosi alla gestione dell’esistente, che per se stesso è amorfo e conservare le Municipalità con i loro apparati.
E’ la scelta politica di fondo, quella della Municipalità unica, tralasciando a priori il passaggio mediano dell’Unione, per la quale- tanto per dire, e non è poco- già nel primo anno dell’istituzione all’amministrazione della Nuova Montoro i trasferimenti economici dello Stato sono stati incrementati del 20 %, mentre per l’anno in corso saranno accresciuti del 40 %. Un dato di portata significativa per l’assetto economico dell’amministrazione e la sua efficienza operativa nel programmare e realizzare servizi adeguati per i cittadini, riducendo il carico dei tributi locali. E con queste condizioni la Nuova Montoro – il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella Le ha conferito lo scorso anno il titolo di Città- può guardare al futuro con forti motivazioni, tenendo presente che è parte integrante di uno dei più efficienti e meglio strutturati Distretti industriali della Campania, a cui afferiscono Solofra e Serino , facendo leva su un sistema di imprese, che compete sul mercato interno e internazionale, nonostante le difficoltà della congiuntura economica in atto da anni.
IL LUCIDO DIBATTITO PER LA MUNICIPALITA’ UNICA DELL’ALTO CLANIO
Una lucida e chiara testimonianza di “buona qualità amministrativa”, quella prospettata dal Focus del sindaco Bianchino, radicata nel presente e proiettata nel futuro, secondo i parametri con i quali si dovrebbero connotare e identificare i ceti amministrativi, sensibili al bene comune; testimonianza recepita con attenzione e interesse dall’uditorio, innescando gli efficaci interventi dell’imprenditore Pellegrino Palmieri, dell’architetto Carmine Russo, dal dottor Antonio Vecchione, dal professore Angelo Perna e dall’ingegnere Pietro Foglia. Un proficuo e costruttivo confronto di idee, guardando all’attuale Unione intercomunale del Baianese e dell’Alto Clanio, la cui area è configurata dal Piano territoriale regionale della Campania quale unico Sistema di sviluppo insieme con i Comuni del Vallo di Lauro, con la “dominante culturale-rurale”, ma con la prospettiva di favorirne sia la capacità funzionale, sia- e soprattutto- dell’”andare oltre ” il suo circoscritto e limitato orizzonte, che esclude oggettivamente una visione unitaria del territorio, che da decenni è una sola micro-conurbazione, “governata”- per dir così- da sei differenziati strumenti di pianificazione.
L’”andare oltre”, puntando sulla Municipalità unica, è il senso di una direzione da seguire, quale condizione necessaria e prioritaria, per far uscire la realtà sociale del territorio dallo stato di catalessi e ristagno diffuso in cui si ritrova. Un contesto ormai “ da dormitorio” senza anima e con attività produttive e d’impresa ridotte al minimo, evidenziava, Pellegrino Palmieri, per il quale non si può restare passivi e inerti di fronte all’immobilismo esistente, mentre bisogna dare una credibile speranza di futuro alle comunità cittadine e ai giovani, innovando radicalmente la realtà attuale, la cui “conservazione” è solo inconcludente e sterile.. E sulle ragioni del cambiamento necessario rispetto all’esistente si soffermava Antonio Vecchione, pur non facendo mistero di personali elementi di scetticismo, alla luce delle tante “chiusure” che nel passato recente e remoto state fatte da ceti amministrativi locali, attenti solo al mantenimento degli “orticelli” di campanile e del micro-cabotaggio di potere localistico e personale; una scelta, quella finora praticata dagli stessi ceti, che risulta ed è priva di senso, se solo si consideri la fuga dei giovani dal territorio, che, una volta acquisita la formazione culturale e professionale, emigrano, per trovare lavoro, in Inghilterra, Germania,Olanda o nelle città del Nord, quando non acquisiscono già la formazione culturale e professionale nelle Università del Centro-Nord, rinunciando a vivere il territorio senza alcuna riserva o remora.
Di puntuale carattere tecnico ed economico ad ampio spettro erano le argomentazioni sviluppate da Angelo Perna - in ragione dell’ esercizio professionale di docente, oltre che di cultore di Storia locale- sull’importanza e sulla priorità da conferire alle politiche di coesione territoriale, corsia aperta alle fusioni intercomunali. E l’area dell’Alto Clanio ha una storia millenaria, che si sintetizza e dispiega nella realtà di Avella, a cui le altre cinque Municipalità dell’ Unione sono connesse con forti e radicati legami. Di respiro politico, erano le riflessioni di Carmine Russo e Pietro Foglia , avendo come riferimento la stagione degli anni ’70, quando nell’area dell’ Alto Clanio si perse il…treno del Piano urbanistico intercomunale; fu la stagione segnata dal varo degli strumenti di pianificazione delle singole Municipalità, tra cui quella di Baiano, con la progettazione-Cosenza, e quella di Avella , firmata da Troncone, Rabitti e Meo. E se la prima permane ancora nella sua validità, la seconda di elevato profilo programmatico nel disegnare l’assetto di una Città, ancorata alla compiuta valorizzazione del suo patrimonio artistico-archeologico e paesaggistico, è restata in larga parte nei box delle intenzioni e delle finalità delle mappe progettuali, in assenza dei Piani attuativi.
Ma il ritorno al passato e ai rimpianti che genera ha solo l’impronta dell’acre e amara… nostalgia di ripiegamento in sé. E c’è, invece, l’esigenza di guardare in avanti e delineare un orizzonte di significato,a cui rapportarsi. Un orizzonte- era l’appello dell’architetto Russo, condiviso all’unanimità da partecipanti al Focus – il cui tracciato deve interpellare e coinvolgere sempre più i cittadini, sensibilizzandoli alla tematica. E il ruolo di Circoli socio-culturali, come L’Incontro – sottolineava Russo - e delle associazioni del territorio può concorrere in modo efficace all'attuazione del progetto.